Esiste dal 2012 ma è tornato a far parlare molto di sé in concomitanza con la crisi da Coronavirus e la necessità degli Stati membri dell’UE di gestire la pandemia nel modo più efficace possibile. Stiamo parlando del Meccanismo Europeo di Stabilità, chiamato anche Fondo salva-Stati o più semplicemente MES.
Ma come funziona il MES? Perché sta dando adito a tante polemiche e, soprattutto, cos’è cambiato dopo l’avvento del Covid-19? Nel post di oggi faremo chiarezza su tutti questi aspetti del Fondo salva-Stati: vedremo nel dettaglio di cosa si tratta, da chi è controllato e come può essere attivato in caso di necessità da parte di uno o più membri dell’Eurozona. Dedicheremo poi una sezione speciale al cosiddetto MES sanitario, attivato appositamente per sostenere gli Stati europei nella gestione della crisi pandemica.
A cosa serve il MES?
Come ti abbiamo già anticipato, il MES nasce nel 2012 in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria.
Il MES è in buona sostanza un fondo monetario, che si pone lo scopo di sostenere gli Stati membri dell’Unione europea in caso di crisi finanziaria e rischio di default. Oltre a cercare di risollevare gli Stati in difficoltà, l’intento è quello di evitare che una situazione di crisi all’interno di uno Stato possa allargarsi a macchia d’olio e investire anche gli altri paesi dell’Eurozona.
Come vengono aiutati i paesi che versano in una situazione di crisi? Il MES agisce principalmente tramite la concessione di prestiti e linee di credito utilizzando il capitale versato da tutti gli Stati membri. Questo fondo viene infatti finanziato dagli stessi paesi dell’Eurozona tramite il versamento di contributi. A questo proposito è utile sottolineare che l’Italia è il terzo contributore, subito dopo Germania e Francia, possedendo poco meno del 18% del Fondo.
Nel momento in cui si trova in serie difficoltà economico-finanziarie, ogni Stato membro può richiedere il sostegno del MES. La richiesta viene valutata dalla Commissione europea e dalla BCE su mandato del Consiglio dei governatori e, qualora venga accettata, si procede con la concessione del credito.
Tuttavia, l’erogazione del prestito è vincolata al rispetto di determinate condizioni, stabilite dagli organi decisionali e che riguardano sostanzialmente l’attuazione di riforme economiche a livello nazionale nell’intento di porre le basi per una maggiore stabilità futura.
Le condizioni vengono inserite in un protocollo di intesa, meglio noto come memorandum, e possono riguardare ad esempio l’attuazione di riforme fiscali, privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e vari incentivi alla crescita economica. È importante sottolineare che proprio queste condizioni costituiscono l’oggetto principale delle polemiche riguardanti il MES, percepito da molti non come uno strumento di solidarietà ma piuttosto come un meccanismo di controllo sugli Stati più deboli dell’Unione.
Chi controlla il MES?
Il MES è gestito principalmente dal Consiglio dei governatori, che abbiamo già menzionato nel paragrafo precedente. Questo è composto dai Ministri delle finanze di tutti gli Stati membri, dal Commissario europeo per gli affari economici, il Presidente della BCE e il Presidente dell’Eurogruppo. Oltre al Consiglio dei governatori vi sono poi il Consiglio di amministrazione e il Direttore generale.
Al Consiglio dei governatori e al Consiglio di amministrazione spettano tutte le decisioni relative al MES dotate di una certa rilevanza, come ad esempio l’ammissione di nuovi membri, la concessione dei prestiti e le relative condizionalità.
MES e Coronavirus: cos’è cambiato con la pandemia
Come già accennato in apertura, con l’avvento della pandemia da Covid-19 il MES è tornato a fare molto parlare di sé.
A parte il fatto che il MES è attualmente oggetto di una riforma volta a migliorarne la solidità e che prevederà anche il rispetto di condizioni più severe per l’accesso al credito, a fronte della crisi da Coronavirus è stata prevista un’eccezione particolare.
Questa è il frutto di un compromesso raggiunto nel mese di aprile tra gli Stati membri dell’UE, che è in seguito stato adottato anche dal Consiglio europeo. Al fine di facilitare i paesi europei nella gestione della crisi pandemica, gli Stati membri potranno eccezionalmente beneficiare del sostegno del MES senza che venga posta alcuna condizione. In particolare, potranno richiedere prestiti per un ammontare massimo pari al 2% del PIL nazionale, anche se questi finanziamenti dovranno essere destinati unicamente a coprire le spese sanitarie dirette e indirette generate dal Covid nel corso del 2020 e del 2021. In questo senso, si parla di MES sanitario.
Per quanto riguarda il nostro paese, l’Italia potrebbe ottenere 36 miliardi di euro da destinare al sistema sanitario a un tasso di interesse particolarmente vantaggioso, pari allo 0,1%, che dovrebbe poi restituire sull’arco di dieci anni.
Secondo alcuni esponenti politici questa sarebbe un’opportunità unica per migliorare sensibilmente la qualità dell’assistenza sanitaria nel nostro paese. D’altra parte, non mancano gli scettici: si tratterebbe pur sempre di un prestito che rischierebbe di continuare a pesare sulle generazioni future e, nonostante il tasso d’interesse molto favorevole, il finanziamento attraverso l’emissione di titoli di Stato rimane un’alternativa da prendere in considerazione. Tra coloro che nutrono delle riserve, si è infine affermato il timore che un ricorso al MES potrebbe far apparire il nostro paese come incapace di fronteggiare la crisi, innescando così un aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico.
Nel post di approfondimento di oggi abbiamo parlato del MES e del dibattito che la possibilità di ricorrervi sta suscitando nel nostro paese.
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