Fino a non molto tempo fa, la Cina era considerata come uno dei paesi più promettenti a livello di crescita economica, destinata a produrre un impatto positivo anche sui mercati azionari. Ultimamente però, sono emerse delle circostanze per cui il rischio di investire in società cinesi sta scoraggiando sempre più investitori, molti tra cui sono fondi di investimento.
Nel post di approfondimento di oggi faremo il punto sulla possibilità di investire in Cina: valuteremo le opportunità, ma soprattutto i rischi a fronte del nuovo quadro economico e normativo che sta prendendo piede.
Comprare azioni cinesi quotate al Nasdaq? Il caso Didi
Se è ormai da un po’ di tempo che ti interessi di finanza, probabilmente lo sai. Negli ultimi anni, la Cina ha spinto davvero molto sul macrosettore del tech. Per farlo, ha scelto di limitare l’intervento regolatorio da parte dello Stato al minimo indispensabile, favorendo così lo sviluppo di nuove tecnologie e grandi imprese.
Da qualche tempo però, l’approccio del governo cinese sembra proprio essere cambiato. A questo proposito, è emblematico il caso Didi, la nota società cinese di trasporto privato (una Uber asiatica, per intenderci). Didi si è quotata per la prima volta al Nasdaq – quindi su una borsa americana – lo scorso giugno, con delle prospettive che secondo molti analisti erano destinate a essere più che rosee.
Ma così non è stato: dopo che le azioni di Didi hanno visto un aumento del 16% durante la prima giornata al Nasdaq, dalle autorità cinesi è arrivata una bella doccia fredda. All’azienda è stato dapprima proibito di registrare nuovi utenti per il suo servizio di trasporto e in seguito la sua app è stata rimossa dagli store di Apple e Android.
Puoi immaginarti le conseguenze per un’azienda che offre i suoi principali servizi attraverso internet. Dopo aver toccato il picco di 16,40 dollari giovedì 1° luglio, l’azione di Didi ha cominciato a scendere inesorabilmente, fino a toccare il minimo di 8,04 dollari tra venerdì 23 e martedì 27 luglio. Dopo una flebile ripresa, il 16 agosto è di nuovo scesa a 8,11 dollari.
E la motivazione delle autorità cinesi per un intervento con conseguenze tanto disastrose? Didi sarebbe incorsa in gravi violazioni delle leggi che regolano la raccolta e l’utilizzo dei dati personali dei suoi utenti. Al di là del fatto che un fondo di verità possa senz’altro esserci, le intenzioni del governo cinese sono parse da subito abbastanza chiare. Didi è una società di grosse dimensioni, la sua offerta pubblica iniziale è stata per il Nasdaq una delle più importanti degli ultimi anni. Ne possiamo quindi dedurre che la quotazione su una borsa estera, con il conseguente afflusso di investitori stranieri, alle autorità cinesi proprio non sia andata giù.
Investire in Cina con gli ETF? Vediamo se ne vale ancora la pena
Come già accennato in apertura, prima che le autorità di regolazione intervenissero nella quotazione di Didi al Nasdaq in modo così incisivo, le prospettive di investimento in Cina lasciavano ancora ben sperare. Insieme agli Stati Uniti e all’Unione Europea – che con i fondi erogati nell’ambito del Recovery Plan è entrata a far parte dei mercati geografici più promettenti – era tra i paesi per cui ci si attendeva una crescita marcata.
In un primo momento, la reazione delle autorità cinesi all’offerta pubblica iniziale di Didi è stata interpretata come un chiaro segno di insofferenza nei confronti di un’eccessiva ingerenza da parte degli investitori stranieri. E a fronte della nuova situazione che si era venuta a creare, la strategia poteva essere sintetizzata in questo modo: evitare di investire in società cinesi quotate su borse estere e orientarsi invece su quelle quotate a Hong Kong o addirittura sulle borse della Cina continentale.
Ciò detto, resta il fatto che cimentarsi con il con il cosiddetto stock picking – ovvero la scelta delle singole azioni in cui investire – sulle borse cinesi, per noi occidentali può porre alcuni problemi non da poco: spesso non conosciamo a sufficienza il contesto e molte delle informazioni che ci servirebbero possono risultare difficili da reperire.
La soluzione a queste problematiche potrebbero essere gli ETF (Exchange Traded Funds), di cui abbiamo già parlato diverse volte su questo blog. Questi fondi di investimento si compongono di un paniere di azioni e/o altri prodotti finanziari e consentono anche ai piccoli investitori di realizzare una diversificazione ottimale grazie all’acquisto di singole quote del fondo.
Tra tutti gli ETF in circolazione, ci sono anche quelli che si focalizzano su un determinato mercato geografico, incluso quello cinese. Alcuni di questi sono quotati su Borsa italiana e non vi è quindi la necessità di rivolgersi ai mercati esteri.
Tuttavia, più recentemente sono aumentati gli investitori istituzionali che hanno cominciato a vendere anche le loro quote di ETF cinesi. Ciò è dovuto al fatto che le intenzioni di Pechino sembrano ormai andare oltre la semplice tutela da eccessive interferenze straniere e tale evoluzione sta scoraggiando sempre più gli investitori esteri.
Investire in Cina: facciamo il punto
Dicevamo che l’intervento del governo cinese sembra voler andare oltre il caso Didi e ciò che ha comportato per l’azienda e i suoi investitori. In base a recenti dichiarazioni ufficiali, l’intenzione sarebbe quella di regolamentare in modo più incisivo il settore del tech, che fino a questo momento è rimasto in larga parte al riparo dalle interferenze statali. In questo modo, si vorrebbero favorire la libera concorrenza evitando la formazione di monopoli, cosa di cui andrebbero a beneficiare i consumatori finali.
D’altra parte, se gli interventi regolatori si rivelassero eccessivamente invasivi, il rischio sarebbe quello di allontanare gli investitori, non solo esteri ma anche cinesi.
In definitiva, secondo molti analisti non è questo il periodo giusto per investire in Cina. Non perché si tratti di un mercato privo di opportunità, sia chiaro. Più che altro, queste non sembrano al momento compensare i rischi e le grandi incertezze che caratterizzano questa fase particolare.
In questo post abbiamo parlato delle prospettive di investire in Cina nel 2021, degli interventi regolatori implementati dalle autorità e dei rischi che ne derivano.
Ti interessa saperne di più sullo sviluppo del settore tech in Cina? Allora leggi anche il nostro articolo: La Cina alla guida della rivoluzione Fintech?
Credito Italia è il nuovo blog italiano interamente dedicato all’educazione finanziaria. Ogni settimana proponiamo l’approfondimento di un tema di attualità per aiutarti a capire il mondo dell’economia e della finanza. Visita la homepage di www.creditoitalia.it e scopri l’economia spiegata semplice!
I nostri articoli hanno uno scopo puramente informativo e non sostituiscono in alcun modo una consulenza professionale. Prima di prendere qualsiasi decisione di investimento, è sempre necessario svolgere una ricerca approfondita o rivolgersi a un professionista del settore.