Perché ChatGPT è stato bloccato in Italia

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Perché ChatGPT è stato bloccato in Italia
Innovation

A partire dallo scorso 31 marzo, in Italia non è più possibile accedere e utilizzare ChatGPT. A seguito del blocco imposto dal Garante della privacy a causa di alcune problematiche riscontrate nel trattamento dei dati degli utenti, Open AI – sviluppatrice dell’innovativo chatbot – ha sospeso il servizio all’interno dei nostri confini nazionali.

Una decisione che sta facendo molto discutere, anche a fronte del fatto che l’Italia è il primo paese al mondo a prendere questa direzione. Se sei tra i nostri lettori abituali, allora probabilmente sai che a ChatGPT abbiamo dedicato un altro articolo giusta la settimana scorsa, in cui si è parlato degli ambiti di applicazione e del potenziale di sviluppo.

A fronte delle ultime novità, oggi non potevamo che tornare sull’argomento: in questo articolo chiariremo le motivazioni che hanno spinto il Garante della privacy a mettere un freno all’ormai celebre modello di intelligenza artificiale e delle possibili conseguenze sul piano dello sviluppo tecnologico all’interno del nostro paese.
 

Cos’è e cosa è in grado di fare ChatGPT


Prima di entrare nel vivo della questione, ricapitoliamo brevemente cos’è ChatGPT e cos’è attualmente in grado di fare. Nel post della scorsa settimana (troverai il link a fondo pagina, nel caso fossi interessato ad approfondire) abbiamo visto come il chatbot sia in grado di scrivere testi in modo autonomo, ma anche di produrre traduzioni in diverse lingue, elaborare riassunti di testi più lunghi e generare stringhe di codice di programmazione.

I risultati che è in grado di generare sono per molti versi stupefacenti – molti testi sembrano effettivamente scritti da un essere umano, essendo ben articolati e dotati di una loro coerenza interna – anche se allo stato attuale delle cose ChatGPT presenta alcuni limiti non trascurabili, che possono generare informazioni inesatte o, in alcuni casi, anche risposte prive di senso.
 

Perché il Garante della privacy ha bloccato ChatGPT in Italia


Veniamo ora alle motivazioni che hanno spinto il Garante della privacy a bloccare ChatGPT nel nostro paese. Il problema starebbe nel trattamento dei dati forniti dagli utenti durante le conversazioni con il chatbot, in particolare nella mancanza di un’informativa adeguata e nell’assenza di una base giuridica che possa giustificare una raccolta massiccia di dati in tale contesto.

A questo proposito, vale anche la pena di ricordare che lo scorso 20 marzo OpenAI ha annunciato una perdita di dati provenienti proprio da ChatGPT, cosa che non ha fatto altro che rafforzare i dubbi già esistenti riguardo la sicurezza nel trattamento e nella conservazione dei dati degli utenti.
 

Le preoccupazioni legate a ChatGPT


La tutela della privacy è in realtà soltanto una delle tante preoccupazioni generate dallo sviluppo di ChatGPT e, in più in generale, dell’intelligenza artificiale. Una delle principali riguarda sicuramente l’eventualità che molte professioni siano prima o poi destinate a scomparire, aumentando considerevolmente i livelli di disoccupazione. Secondo i difensori di questa tesi, poco importa se l’intelligenza artificiale creerà più posti di lavoro di quanti ne andrà a eliminare. Molte professionalità non avranno più senso di esistere e non tutte le persone rimaste senza lavoro avranno l’opportunità di riqualificarsi seguendo le nuove esigenze del mercato del lavoro.

Se poi vogliamo guardare agli scenari più catastrofisti, a un certo punto l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a rendersi indipendente da chi l’ha creata – cioè dall’essere umano – e prendere il controllo con il rischio di far precipitare il mondo intero nel caos. A ben guardare, questa è però una possibilità alquanto remota, quantomeno se consideriamo lo stadio di sviluppo attuale dell’intelligenza artificiale.

Sempre a questo riguardo, ci sembra importante ricordare che, proprio di recente, Elon Musk e un altro migliaio di scienziati e imprenditori del settore delle nuove tecnologie hanno scritto una lettera aperta nell’intento di mettere in guardia sulle conseguenze potenzialmente pericolose dello sviluppo dell’intelligenza artificiale se non verranno attuate al più presto le misure di sicurezza idonee a contenerne le possibili derive.


Chat GPT bloccato dal Garante della privacy

 

Bloccare ChatGPT è davvero una buona idea?


D’altra parte, non manca certo chi si preoccupa invece per lo stop allo sviluppo tecnologico. Il blocco di ChatGPT sarà per il momento limitato a venti giorni e l’azienda sviluppatrice è già al lavoro per trovare una soluzione che consenta l’utilizzo del chatbot nel rispetto della normativa italiana. Detto questo, la decisione del Garante della privacy ha dato luogo a diverse reazioni negative a vari livelli.

Venti giorni possono infatti apparire come un’eternità agli occhi di chi opera in un settore che corre veloce come quello dell’intelligenza artificiale, senza contare che ancora non si sa se al termine del periodo ChatGPT verrà riattivato in Italia oppure no. Da qui, la paura che il nostro paese rimanga tagliato fuori dai più recenti sviluppi tecnologici nel settore dell’AI.

Non tutto però sarebbe perduto, almeno secondo quanto riportato dal portale Wired, che sulla questione ha intervistato Gianluca Maruzzella, co-fondatore della start-up Indigo.ai.

Nel corso dell’intervista, Maruzzella ha infatti sottolineato come il blocco di ChatGPT non impedisca di lavorare con il modello linguistico GPT 3, tramite cui lo stesso ChatGPT è stato sviluppato. Le interfacce per sviluppatori restano ancora disponibili e per loro sarà quindi possibile continuare a lavorare allo sviluppo di questa tecnologia.

Resta il fatto che, se l’Italia è di fatto il primo paese al mondo a bloccare l’utilizzo di ChatGPT, questo non esclude che altri paesi, in particolare europei, seguiranno presto lo stesso esempio. Sempre secondo il portale Wired, in base a quanto riportato dalla stampa locale, anche il Garante tedesco starebbe valutando di muoversi in tal senso.

Nel post di oggi abbiamo parlato del blocco di ChatGPT da parte del Garante della privacy, delle motivazioni e anche delle reazioni generate dal provvedimento.

Ti sei perso il nostro primo articolo dedicato al funzionamento di ChatGPT? Non ti preoccupare, ecco il link:

ChatGPT: cos’è, cosa può fare e come usarlo

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